Storia
Originariamente in Europa esistevano unicamente fagioli di specie appartenenti al genere Vigna (fagiolo dall’occhio), di origine subsahariana. I fagioli che comunemente vengono usati oggi sono stati coltivati per la prima volta dalle civiltà messicane e peruviane 5.000 anni fa ed erano diffusi sia tra gli Aztechi che tra gli Incas.
Cristoforo Colombo vede i fagioli nel corso del secondo viaggio a Cuba e dice di essere “spiacente di non conoscerli tutti” ma ritenendoli di gran pregio ne reca al ritorno numerosi campioni. Gli indigeni, infatti, utilizzavano per le semine un ampio spettro varietale; ciò rendeva la raccolta più flessibile perchè a tempi diversi di germinazione e maturazione, aumentando così le possibilità di adattamento e contenendo le perdite dall’attacco di insetti. In Italia le prime coltivazione dei nuovi fagioli risalgono al 1528-29, in Francia al 1533-35, nella Germania meridionale al 1539. La diffusione del fagiolo in Italia fu patrocinata da Papa Clemente VII in particolare in Toscana.
Nel 1700 i fagioli sono i legumi più consumati in Spagna e in Olanda; in Francia la diffusione è più lenta, ma anche lì nell‘800 i fagioli divengono il legume più coltivato. In Italia, i fagioli rimangono dapprima subordinati a ceci e fave e solo tra il 1700 e 1800 soppiantano quasi completamente gli altri legumi.
Il “Fagiolo a Formella” deve la denominazione dialettale alla sua caratteristica forma piatta della granella che ricorda un bottone (in napoletano formella).
Tecniche di coltivazione
Si semina ad aprile la maturazione dei baccelli inizia a giugno e si può protrarre fino a ottobre. La semina viene fatta a mano. La pianta, essendo a sviluppo indeterminato, necessita di tutori (pali di legno e rete). Tutte le operazioni colturali compresa la raccolta sono manuali, la sgranatura viene effettuata tramite trebbia da fagioli; la granella così ottenuta viene selezionata, cernita e confezionata a mano.
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