
Scheda ministeriale prodotto:
A’ Pipua di Oliveto Lucano
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Materie prime:
Per la pasta esterna:
Farina, uova e acqua quanto basta.
Per la struttura:
Canna, spago, uova
Materiali e attrezzature per la preparazione:
- Spianatoia per lavorare l’impasto per la pasta esterna (tum’pagn), raschietto in ferro per il taglio delle smerlature, delle trecce dei capelli, delle mantelle, dei grembiuli (a rasulecch’).
- Acini di pepe per gli occhi, pezzi di peperoncino crusco per la bocca e complementi vari per la guarnizione dell’abito.
Tecniche di lavorazione e conservazione:
Struttura della bambolina:
Si prende una canna già stagionata e la si taglia ad un’altezza di circa 30-35 cm. Dalla parte della testa si effettuano due tagli in diagonale: uno opposto all’altro.
Per le braccia si effettuano due fori per ogni lato della canna, uno superiore e l’altro inferiore, alla distanza di circa 4-5 cm. l’uno. Si tagliano due pezzi di canna della larghezza di 1 cm. circa e della lunghezza di 6-7 cm. circa che saranno a loro volta resi appuntiti alle estremità e saranno infilati, in maniera arcuata, nei due fori (superiore ed inferiore) precedentemente realizzati.
Per la gonna, invece, si procede con lo spaccare la canna in maniera verticale in più punti e, all’interno della stessa, si procede ad infilare un uovo.
Questo, sollevato il più possibile nella struttura realizzata, viene legato con dello spago da cucina al fine di evitarne la caduta.
Realizzazione della bambolina:
Si realizza per prima cosa l’impasto fatto da: farina di grano duro, un poco di uovo e acqua quel tanto che basta.
L’impasto ottenuto deve essere lavorato molto bene fino a raggiungere il risultato di un tipo di pasta che abbia la giusta morbidezza e flessibilità.
Poi si passa a fare la testa della bambola con un ovale di pasta, seguendo più o meno lo stesso procedimento per il seno ed il sedere. Si procede, quindi, con il ricoprire il tutto con la gonna, il grembiule, la camicia, le maniche, tutto rigorosamente realizzato in pasta, ed a fare i capelli alla bambola che possono essere filiformi, ricci, intrecciati e/o coperti con scialli tradizionali.
Per gli occhi si usano acini di pepe.
Per la bocca pezzetti di peperone crusco.
Per altri decori: confetti, coralli, fiori, spighe di grano e/o altro a fantasia della realizzatrice.
Terminato il lavoro, si procede con lo spennellare la bambola con il tuorlo d’uovo.
Si inforna il tutto a fuoco moderato (160-180°C) per circa ½ ora.
Locali di conservazione e/o stagionatura: Il prodotto finito è di bell’ aspetto perché simboleggia una bambolina (a’ pipua) con finiture molto curate e di grande originalità.
La bambolina si presenta di un bel colore dorato e profumata ed è un prodotto artigianale a tutti gli effetti, unico nel suo genere, di grande effetto nelle esposizioni e/o negli eventi realizzati.
Questa tipicità locale (a’ pipua) non viene mangiata ma semplicemente conservata ed esposta per diversi mesi nelle cucine o nei forni locali.
Periodo di produzione:
Marzo – aprile – maggio
(Prevalentemente)
“A’ pipua” di Oliveto Lucano viene realizzata a complemento della “f’cazzol” e dei “panaridd”, tipici dolci pasquali.
In antichità veniva realizzata come dono – giocattolo per le bambine che aiutavano le loro mamme nella realizzazione dei tipici dolci pasquali.
In un’epoca di grande povertà e sacrifici il dono più bello che potesse ricevere una bambina per la Santa Pasqua era proprio una bambolina di pasta.
Riferimenti storici:
1. Carlo Palestina, 1990, Mondo rurale nella Valle di Vitalba, a pag. 307 cita la tradizione di preparare ‘lu panar e la pupa in occasione del Sabato Santo nel territorio di Vitalba (Pz).
2. La Pro Loco “Olea”, operante nel proprio territorio da circa un decennio, ha attivato una serie di iniziative finalizzate a promuovere, oltre alla “f’cazzol” e ai “panaridd”, anche le bamboline olivetesi (l’pipue).
Le bamboline vengono realizzate su strutture di canna, all’interno delle quali viene inserito un uovo; esse anticamente rappresentavano il dono – giocattolo per le bambine che aiutavano le loro mamme a preparare le “f’cazzol” e i “panaridd”.
Tale tradizione stava per passare nel dimenticatoio ma, grazie all’interessamento della Pro Loco, si è riusciti a recuperarla e a trasmetterla anche alle nuove generazioni.
In un’era di globalizzazione, la bambolina realizzata con gli avanzi della pasta delle “f’cazzol” si presenta come un oggetto di artigianato di particolare finezza ed originalità, e quanto mai rappresentativo dell’artigianato contadino lucano.
3. Dal 2012, pertanto, viene realizzata nel mese di aprile la così detta “Festa di Primavera”, con “f’cazzol”, “panaridd” (panierini) e “pipue” (bamboline).
All’evento, fin dal primo anno, è stato abbinato un concorso a premi per la migliore “f’cazzol” o “panaridd” (panierino) o “pipua” (bambolina) realizzata e l’idea, alquanto innovativa per il territorio, ha scatenato, tra le vecchie e nuove generazioni, una sana competizione che ha contribuito molto a recuperarne la tradizione e a stimolarne la reintroduzione presso i panifici locali.
4. Le informazioni contenute nella scheda e le interviste sono state fornite e concesse dalla attuale Presidente della Pro Loco di Oliveto Lucano, CATENA Saveria, di 55 anni, residente dalla nascita nel piccolo centro abitato, che, nell’anno 2013-2014, con la volontaria del servizio civile, COLUCCI Pasqualina, realizzò alcune interviste tra diverse donne anziane locali.
La Presidente della Pro Loco, inoltre, ha coinvolto nel recupero della tradizione anche i panifici locali ed in particolare il Panificio “Pane Nostro” della Sig.ra RAGO Innocenza, che, quale socia fondatrice della Pro Loco, si è molto prodigata e si sta tuttora prodigando per la divulgazione delle tecniche di lavorazione delle bamboline (l pipue).
5. Preparazione realizzata dalla sig.ra Rago Cinzia presso il Panificio “Pane Nostro” di Oliveto Lucano, in cui è ancora tradizione proporre tale prodotto.
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